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Acari


Classe: Aracnida – SottoCl.: Acarina

Hanno colonizzato ogni habitat: piante, terreno, esseri viventi, derrate immagazzinate e perfino gli ambienti domestici. Ne sono state descritte circa 30.000 specie, ma si stima che ne esistano almeno 500.000. Gli acari, che vivono come parassiti o come saprofiti su altri esseri viventi, sono parecchi. Gli ospiti possono essere innumerevoli, dagli invertebrati come gli insetti (api, formiche, mosche), ai vertebrati, come uccelli e mammiferi (tra cui l’uomo), finanche ai funghi e alle piante.
Gli acari sono una delle 11 sottoclassi della Classe Aracnida (Sottoclasse: Acarina). Hanno un corpo sacciforme, con esoscheletro sclerificato, quattro paia di zampe articolate e un apparato boccale formato da appendici modificate per ogni specie, secondo l’adattamento alimentare. Le loro dimensioni sono di circa 200-500 micron, cioè all’incirca 1/4 di millimetro, per cui non possono essere visti a occhio nudo, ma soltanto con una forte lente d’ingrandimento o, meglio, al microscopio. Hanno bisogno di ambienti umidi, in quanto, per le loro piccole dimensioni e la sottile cuticola che li ricopre, sono facilmente soggetti a disidratazione.
Gli acari possono causare punture, infezioni, irritazioni e reazioni allergiche di varia entità (rinite, asma, dermatiti, sintomi gastro intestinali), inoltre, ancor più grave, possono trasmettere organismi patogeni ai loro ospiti. Queste situazioni generalmente si manifestano alla fine dell’estate e all’inizio dell’autunno, periodo in cui si creano le condizioni di elevata umidità e temperature calde ottimali per lo sviluppo degli acari.

ACARO DELLA SCABBIA

Cl.: Aracnida – SottoCl.: Acarina – Ord.: Sarcoptiformi – Fam.: Sarcoptidi – Gen.: Sarcoptes – Sp.: Sarcoptes scabiei var. hominis

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L’acaro della scabbia, Sarcoptes scabiei var. hominis si rinviene in ambienti sovraffollati. Gli acari della scabbia non saltano da una persona all’altra e non possono sopravvivere per molto tempo al di fuori di un ospite umano, per cui si trasmettono attraverso contatti personali ravvicinati, talvolta mediati da lenzuola, indumenti, etc. oppure da animali domestici. Questi acari causano l’infezione della pelle conosciuta come scabbia. Il contagio è determinato dalle femmine fecondate dell’acaro. La scabbia causa un’eruzione rossa e pruriginosa, che si riscontra inizialmente negli spazi interdigitali delle mani, poi sui polsi, ascelle, glutei, cosce, gambe, piedi e, più raramente, sulla testa. Questa eruzione viene frequentemente confusa con altre irritazioni della pelle e richiede un prelievo dell’epidermide e un esame al microscopio. La valutazione clinica mette in evidenza delle lesioni cutanee caratterizzate da cunicoli sottocutanei, che costituiscono la zona dove risiede la femmina fecondata. Qui permane per circa due mesi, senza tornare quasi mai in superficie, deponendo ininterrottamente 2 o 3 uova al giorno, che si schiudono in 3 o 4 giorni. La scabbia è trattata solo farmacologicamente e non sono necessari trattamenti disinfestanti degli ambienti,se non in caso di gravi infestazioni, poiché generalmente questi acari hanno una scarsa capacità di resistere fuori dalle loro gallerie. Si cura con l’applicazione su tutta la superficie cutanea di farmaci antiacarici, disinfestando biancheria, coperte, vestiti ecc. Dopo 24-48 ore di appropriata terapia il paziente non è, abitualmente, più contagioso, anche se nel 50% dei casi il prurito potrà persistere più a lungo e richiedere il trattamento con antistaminici.

ACARO DELLA ROGNA

Cl.: Aracnida – SottoCl.: Acarina – Ord.: Sarcoptiformi – Fam.: Sarcoptidi – Gen.: Sarcoptes – Sp.: Sarcoptes scabiei var. canis

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La rogna è causata dall’acaro Sarcoptes scabiei var. canis, che attacca i cani o altri animali. Normalmente non attacca umani, ma se una persona tocca costantemente un cane con la rogna è possibile che contragga transitoriamente l’infestazione. Comunque quest’acaro non può sopravvivere sull’uomo, perché proprio per la sua specificità per il cane, non può riprodursi sulla cute umana e quindi, dopo aver scavato nella pelle, causando irritazione e prurito, morirà senza provocare un’infestazione vera e propria.

ACARI DELLA POLVERE

Cl.: Aracnida – SottoCl.: Acarina – Ord.: Astigmata – Fam.: Pyroglyphidi – Gen.: Dermatophagoides

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Gli acari della polvere, Dermatophagoides farinae (che deve il suo nome al fatto di essere stato scoperto nelle farine destinate al mangime per uccelli) e Dermatophagoides pteronyssus non attaccano direttamente l’uomo. Si nutrono di residui umani e animali (es. pelle morta, peli) e vivono nella polvere di tutti gli ambienti interni e le maggiori concentrazioni si ritrovano soprattutto nei materassi, cuscini, coperte, lenzuola, mobili imbottiti, tappeti, moquette, tendaggi, peluche e ove si formino piccoli depositi di polvere, dove la temperatura e l’umidità si mantengano costanti e più favorevoli al loro sviluppo. Vengono quindi trovati ovunque la gente soggiorni o dorma, bisogna però sottolineare, che non possono prosperare in ambienti con una percentuale di umidità, inferiore al 60%. Gli acari della polvere possono dare reazioni respiratorie allergiche. Le maggiori sindromi associate agli acari della polvere sono asma, rinite cronica, eczema, irritazioni della pelle o dermatiti. Questi acari non pungono, ma la reazione allergica viene scatenata dagli antigeni, proteine presenti nei tessuti dell’acaro, nei suoi escrementi e secrezioni, che impregnano le particelle di polvere e girano ovunque negli ambienti. La profilassi ambientale resta il caposaldo della battaglia all’allergia agli acari. Un’accurata bonifica igienico-ambientale deve comprendere: aerazione frequente degli ambienti in modo da ridurre l’umidità al di sotto del 50%; uso di purificatori d’aria e, se necessario, deumidificatori, rimozione accurata della polvere da pavimenti e mobili, con aspiratore elettrico munito di microfiltri, che ne evitino la successiva dispersione e panno umido (ottimale sarebbe l’eliminazione di tappeti e moquette); rimozione di tendaggi pesanti e loro sostituzione con tende lavabili; eliminazione di altri ricettacoli di povere (scaffali di libri, giocattoli di péluche, ecc). Particolare attenzione va posta al letto:

  • Sostituire materassi e cuscini di lana o di piume con altri in gommapiuma o poliuretano, da rinnovare ogni 2-3 anni e da sottoporre a frequenti aspirazioni con particolare cura in corrispondenza delle cuciture e a frequenti esposizioni all’aria e alla luce del sole;
  • Rivestire materassi e cuscini con “federe” anti-Acaro in cotone a trama spessa e pellicola sintetica;
  • Esporre all’aria e al sole la biancheria da letto e lavarla frequentemente, anche bisettimanalmente, ad alta temperatura.

Non va infine dimenticato che anche gli animali domestici possono essere portatori di acari.
Estremamente utile per la bonifica ambientale è l’impiego di acaricidi e di denaturanti degli allergeni degli acari, da spruzzare periodicamente sui materiali di imbottitura, sui tappeti o sulla moquette.

ACARI DEGLI UCCELLI

Cl.: Aracnida – SottoCl.: Acarina – Ord.: Mesostigmata – Fam.: Dermanyssidi – Fam.: Macronyssidi

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Si tratta di acari che parassitano sia uccelli selvatici, che domestici, nutrendosi del loro sangue. Alcune specie si nutrono di notte, mentre di giorno si nascondono nei nidi o nei ripari degli allevamenti (es. Dermanyssus gallinae, detto acaro rosso del pollo, di colore bianco-grigiastro, ma rosso dopo il pasto, lungo circa 1 mm, per cui visibile a occhio nudo). Altre specie sono attive tutto il giorno e vivono sui loro ospiti (es. Ornithonyssus sylviarum, spesso confuso con il precedente). Può capitare inoltre, che infestino abitazioni e locali di lavoro. Questi acari degli uccelli possono attaccare l’uomo, pungendolo e causando gravi irritazioni della pelle. Vengono colpite soprattutto le persone che lavorano negli allevamenti o che si occupano di uccelli domestici, ma anche quelle che hanno dei nidi sulle proprie abitazioni o uffici. In particolare Ornithonyssus sylviarum, e Dermanyssus gallinae, sono sospettate di trasmettere virus di encefaliti all’uomo.

ACARI DEI RODITORI

Cl.: Aracnida – SottoCl.: Acarina – Ord.: Mesostigmata – Fam.: Dermanyssidi – Fam.: Macronyssidi

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L’acaro dei topolini domestici (Liponyssoides sanguineus) e l’acaro del ratto bruno (Ornithonyssus bacoti), sono due specie di acari che parassitano i roditori, soprattutto ratti e topi, nutrendosi del sangue e dei liquidi tissutali del loro ospite. Generalmente lo lasciano immediatamente dopo il pasto, spostandosi da un individuo all’altro e sono in grado di sopravvivere lontani dalla loro preda anche per due mesi. Inoltre possono attaccare l’uomo, infliggendo punture pruriginose e molto dolorose e causando dermatiti. Entrambe le specie sono vettori di malattie, in particolare il Liponyssoides sanguineus è un vettore della rickettosi, e per debellarle è bene eliminare sia gli ospiti, che i parassiti stessi.

ACARI PENETRANTI

Cl.: Aracnida – SottoCl.: Acarina – Ord.: Trombidiformi – Fam.: Trombiculidi

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Gli acari penetranti, appartenenti alla famiglia dei Trombiculidi, si trovano comunemente nei luoghi all’aperto e attaccano anche l’uomo. Sono acari rossi, visibili anche a occhio nudo, (da non confondersi con il Trombidium holosericeum, il ragnetto rosso) molto veloci, dall’aspetto vellutato, in quanto ricoperti da fitte e minute setole. Soltanto le larve parassitano i vertebrati, gli adulti e le ninfe vivono libere, predando artropodi del suolo. Delle circa 700 specie note, una ventina sono considerate causa di dermatiti e sospettate di essere vettori di patogeni umani. La specie più nota è la Neotrombicula autumnalis. Le larve si trovano sulla vegetazione bassa, molto numerose all’inizio dell’autunno, in attesa di attaccarsi a un ospite adatto. Nell’uomo generalmente salgono verso l’inguine e si fermano là ove c’è una costrizione delle vesti e la pelle è più sottile, per nutrirsi fino a sufficienza, poi si lasciano cadere a terra, per mutare in ninfe e continuare la loro vita libera. Questi acari possono essere controllati mantenendo l’erba regolarmente tagliata e trattando gli esterni con un appropriato insetticida.

RAGNETTO ROSSO

Cl.: Aracnida – SottoCl.: Acarina – Ord.: Trombidiformi – Fam.: Trombidiidi

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Il Trombidium holosericum (nome della specie), comunemente chiamato “RAGNETTO ROSSO” per la caratteristica colorazione del corpo, è un acaro appartenente alla Famiglia dei Trombidiidi. Si tratta di una specie molto comune in Europa. Può raggiungere una lunghezza massima di 5 mm, ma solitamente è lungo 1-2 mm. Il corpo è scarlatto e di aspetto vellutato, a causa della fitta e fine peluria. Il colore è rosso per la presenza di carotenoidi e serve a scoraggiare i predatori (aposematismo). È del tutto innocuo per l’uomo, gli animali e le piante, unica accortezza da usare è quella di non toccarlo o schiacciarlo, parchè rilascia un’emolinfa rossa quasi indelebile e molto difficile da togliere. Viene definito “acaro ricaricabile”, perché esce dal suo nascondiglio soltanto pochi giorni l’anno, cioè quando la temperatura raggiunge valori intorno ai 20°C e il sole comincia anche a riscaldare e rendere il clima mite, ossia in primavera. Infatti temperature troppo rigide ne limitano i movimenti, il troppo caldo invece lo uccide, pertanto durante l’estate e l’inverno resta nascosto, in letargo, tra le piante, sotto le cortecce degli alberi, dosando quell’energia accumulata con il sole primaverile. È in primavera quindi che fa il pieno di energia, prediligendo ambienti aridi, quali pareti, ringhiere, sassi, davanzali, marmi e tutte quelle le superfici ove il sole batte e la temperatura è più alta e ottimale, per questo motivo è più facile trovarlo all’aperto. Esso, infatti, difficilmente entra in ambienti chiusi, a meno che non vi sia involontariamente trasportato. Teme l’acqua e gli ambienti umidi. Da giovane si nutre di piccoli invertebrati e delle loro uova o larve, mentre da adulto preferisce gli escrementi degli uccelli, altra ragione per cui è più facile trovarlo all’aperto, che al chiuso.
Rimedi “naturali” per debellare i ragnetti rossi sono: acqua, sapone di marsiglia, candeggina, oli essenziali. Mentre i metodi di lotta chimica, in caso di infestazione, prevedono l’utilizzo di presidi medico-chirurgici/biocidi insetticidi a base di piretroidi.

CHEYLETIELLA

Cl.: Aracnida – SottoCl.: Acarina – Ord.: Trombidiformi – Fam.: Cheyletidi – Gen.: Cheyletiella

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Alcuni acari del genere Cheyletiella attaccano indifferentemente conigli, cani, gatti e piccoli mammiferi selvatici, provocando una parassitosi molto contagiosa. Vivono sulla superficie cutanea, alimentandosi con i liquidi tissutali, ma non sopravvivono a lungo lontani dall’ospite. Hanno grosse dimensioni e sono visibili anche a occhio nudo (forfora che cammina). A volte l’uomo che viene in contatto con questi animali può avere temporanee dermatiti. L’infestazione si presenta con diversa intensità. All’inizio compaiono macule eritematose, su cui si sviluppa una papula centrale, che evolve in vescicola, quindi in pustola. La pustola si rompe, divenendo una lesione crostosa e pruriginosa. La necrosi centrale nelle lesioni è tipica di questi acari, anche se non sempre si nota. Le irritazioni passeranno in circa tre settimane, dopo aver eliminato con successo l’infestazione sugli animali.

ACARO DEL TARLO

Cl.: Aracnida – SottoCl.: Acarina – Ord.: Prostigmata – Fam.: Pyemotidi – Gen.: Pyemotes – Sp.: Pyemotes ventricosus

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Il Pyemotes ventricosus è detto ACARO DEL TARLO, poiché è un parassita delle larve di insetti, ma soprattutto di quelle di tarlo e vive molto spesso negli stessi cunicoli scavati dai tarli nel legno. Esso punge le larve e inietta loro un veleno, che ha doppia funzione, paralizzante e digestiva. Una volta che i tessuti sono liquefatti, l’acaro li succhia, nutrendosene.
Si può trovare facilmente nei mobili, sedie, tavoli, legna e paglia, ma anche nei letti, divani, cornici dei quadri, coperte e vestiti, in quanto, una volta penetrato nell’ambiente, trasportato da un mobilio o legna da ardere infestata, si diffonde rapidamente. Appartiene al gruppo degli acari pungitori, infatti, può attaccare gli uomini che manipolano o toccano il materiale infestato, pungendo ripetutamente, preferibilmente le parti che rimangono coperte dai vestiti, quali gambe, fianchi e spalle e provocando gravi dermatiti pruriginose, caratterizzate da vescicole centrali, con un alone eritematoso attorno, che con la loro rottura causano infezioni secondarie. In alcuni casi alle dermatiti si aggiungono mal di testa, vomito, diarrea, anoressia. Le punture non sono dolorose, per cui la vittima se ne accorge 12-24 ore dopo, quando si manifestano le reazioni secondarie. Generalmente i mesi più critici per gli attacchi sono da Maggio a Luglio, periodo della riproduzione di quest’acaro, per questo le forme di dermatiti associate al P. ventricosus vengono chiamate “dermatite estiva dell’uomo”.

ZECCHE

Cl.: Aracnida – SottoCl.: Acarina – Ord.: Ixodida – Fam.: Ixodidi – Fam. Argasidi

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Le zecche sono acari parassiti esterni di vertebrati, che si nutrono del sangue dei loro ospiti. Rispetto agli altri acari hanno una grossa taglia che va da 2 a 30 mm di lunghezza e il loro apparato boccale è costituito da un rostro, con cui perforano e si ancorano alla cute dell’ospite, rendendone particolarmente difficile la rimozione (è importante staccare completamente l’acaro con il suo rostro, aiutandosi ad es. con una goccia d’olio). Inoltre molte specie producono con le ghiandole salivari una sostanza cementante, che serve ad ancorare saldamente l’acaro al proprio sito alimentare. L’importanza medica e veterinaria delle zecche è nota. In caso di forte infestazione esse possono provocare il dissanguamento dei loro ospiti, inoltre sono causa di infezioni o irritazioni nei siti in cui si sono attaccate, nonché possono fungere da vettori di virus, ricketzie, batteri, protozoi, spirochete.

Ixodidi: (“zecche dure”) è una famiglia a cui appartengono le specie più dannose per il bestiame e quelle maggiormente indiziate di trasmettere organismi patogeni, come gli arbovirus responsabili di encefaliti nell’uomo. Esse passano da piccoli ospiti quali roditori, uccelli, rettili, a ospiti di dimensioni maggiori, quali bovini, ed equini e rimangono attaccate al loro bersaglio per lungo tempo.

Argasidi: (“zecche molli”) è una famiglia a cui appartengono specie parassite di piccoli mammiferi e uccelli. Un classico esempio è la zecca dei piccioni (Argas reflexus). Essa si nutre nelle ore notturne rimanendo sull’ospite solo il tempo necessario a far provvista di sangue, dopodiché nelle ore diurne abbandona l’ospite, per andare a ripararsi in anfratti di vario genere, vicino ai luoghi di stazionamento dei piccioni, nei nidi, sui tetti, nelle soffitte. In città, ove la popolazione di questi volatili è in sovra numero, c’è il forte rischio che queste zecche entrino nelle abitazioni, attaccando anche l’uomo. Le loro punture sebbene indolori, possono dare reazioni eritematose e edemi locali, fino ad arrivare allo shock anafilattico, per l’immissione in circolo di tossine.